Dopo avere ascoltato l'udienza nel tribunale di Pescara, a sostegno dell'autodeterminato fabio fornarola, qui confermo, come già detto da altri testimoni, che in aula eravamo in ascolto e in assoluto silenzio;
è stata per me unaa conferma che tutto il sistema giudiziario attraverso la nostra finzione giuridica COGNOME e NOME si basa esclusivamente sulla legge del commercio per sentenziare, condannare o assolvere.
4 MAGGIO 2023 TESTIMONIANZA TRIBUNALE DI PESCARA
La Donna, in VESTE e FACENTE FUNZIONE di GIUDICE, appena fabio ha pronunciato una sola parola è stato tempestivamente mutato, aggredito da colpi tonati con la mano sul banco intimando a grande voce il silenzio più volte, in questo clima di tensione, il P.M. ha letto la sentenza in fretta e furia e ordinato di sgombrare I'aula.
All'uscita non avrei mai immaginato di trovare un copioso schieramento di forza dell'ordine che chiedeva di mostrare un documento di riconoscimento a tutti i presenti in aula, mentre altri della forza dell'ordine ostruivano con i loro corpi le porte d'uscita.
L'unico documento in possesso del popolo era l'Universal Pass. Dopo numerosi tentativi di spiegazione da parte di tutto il popolo del perché eravamo in tribunale, il nostro documento di riconoscimento chiaramente non è stato accettato perché non riconosciuto e non valido per loro.
Da lì ci hanno spostato nell'atrio del TRIBUNALE, in un grande spazio e in breve tempo sono arrivati altri agenti sia in divisa che in borghese circa una ventina che a gruppi ci hanno portato con i loro mezzi in caserma dei c.c. e in questura perchè non soddisfatti dai nostri documenti e dalle nostre generalità espresse ma essere identificati dal loro sistema di riconoscimento.
In caserma dei c.c. eravamo in nove; io sono stata la prima a essere chiamata, mi hanno portato in un luogo adiacente alla caserma diviso da uno spazio dove transitavano macchine e carabinieri, gli aitri nel frattempo sono stati raggruppati nel piazzale, In due mi hanno accompagnata in una piccola stanza a mò di archivio quasi buia dove sudicio e polvere facevano da padroni ma nel contesto primeggiava una postazione attrezzata con sedia e macchine fotografiche che appena entrati uno dei due ha illuminato a giorno pronta per fare foto segnaletiche, una piccoìa scrivania atttezzata di p.c. e telefono,mi sono seduta e uno si è messo al computer e I'altro di fianco.
Ho chiesto come si chiamavano; quello al computer mi ha detto come te Claudio. Da quel momento c'è stato un vero e proprio interrogatorio ho collaborato e risposto alle loro domande, mi sono identificata e dato il mio Universal Pass. Indignati mi hanno detto che non era valido ho ripetuto che quello era l'unico documento che avevo.
Nel frattempo l'uomo al computer aveva rintracciato i miei dati anagrafici, la carta d'identità e aveva aperto un fascicolo telematico dove c'era scritto di tutto, la scuola, il lavoro, la mia famiglia, i mie figli, a trabocchetto ,mentre continuava Ia ricerca, mi ha chiesto se guidavo (non sapendo che non risultava dalla sua ricerca la mia patente) ho risposto che ero abilitata alla guida da quarantacinque anni che non avevo rinnovato la patente perché non è cibo che scade e che non faccio commercio.
La carta d'identità messa a confronto con Universal Pass non era ancora sufficiente mi hanno detto che per la procedura in atto dovevo fare la foto segnaletica e prese le impronte digitali, non ho dato il consenso aggiungendo “scusate io sono qui in carne e ossa la foto del mio Universal Pass e i dati anagrafici sono uguali alla carta d'identità non è necessario fare altro, non dò il mio consenso a foto e impronte digitali”: si sono guardati e non hanno proceduto.
L'interrogatorio è continuato in maniera serrata e concisa con toni alti e bassi da parte loro con accuse e uno dei due infervorato particolarmente dalle mie risposte urlando mi chiede "dove prendi le informazioni chi sta a capo di questa setta, organizzazione, anarchici, senzalegge, perché eri in tribunale…"
Ho risposto loro brevemente raccontando la mia storia dello sfratto che avevo vissuto il 12 luglio 2A22 a Pedaso in via Aldo Moro 12 e che da lì ho iniziato a informarmi e studiare come loro avevano fatto per rintracciare i miei dati attraverso internet e che tutto quello che c'è riportato e scritto sul mio Universal Pass è legge e di pubblico dominio.
Ancora più indignati hanno continuato dicendo che la cosa si sarebbe prolungata, che non finiva così facilmente e che rischiavo il carcere. A questa intimidazione ho risposto dicendo che se per loro c'erano i requisiti per i quali avevo commesso reati o dichiarato il falso nel mio identificarmi ero pronta anche all'arresto.
Sono usciti dalla stanza per rispondere all'arrivo di una telefonata dicendomi di non muovermi e nel corridoio adiacente alla stanza dove ero, ho sentito che dicevano "stanno arrivando moltissime pec". In quel mornento dentro di me un grande sollievo e mi sono detta il popolo c'è.
Dopo un bel po di tempo uno dei due è rientrato con fare deciso mi ha fatto uscire. Tutti gli altri erano ancora fuori dove li avevo lasciati per tutto il tempo circa quarantacinque minuti nell'attesa che io uscissi.
Un altro funzionario uscito dalla caserma ci chiama e ordina di entrare uno alla volta all'interno della caserma, in vari uffici: c'erano addetti alle scrivanie pronti a mettere nero su bianco i dati anagrafici rintracciati dalla loro ricerca messi a confronto co U.P. A.; a me è toccato l'ufficio del MARESCIALLO dove erano anche presenti gli alti due in borghese gli stessi deil'interrogatorio, mi sono seduta e il maresciallo mi ha fatto alcune domande a riguardo del l'Universal Pass posto sulla sua scrivania.
Ho riconfermando quello già esposto in precedenza aggiungendo solo “Mi scusi sig. maresciallo una curiosità, riguardo al mio documento Universal Pass da voi non riconosciuto con il quale nel tribunale di Fermo in procura io e altri sei uomini e donne vivi abbiamo presentato denuncia usando solo come documento di riconoscimento l'Universal Pass (UP)”.
II maresciallo risponde dicendo che ogni sede decide per conto proprio e che quello che fanno gli altri non fa giurisdizione.
Ribadisco dicendo “quindi mi conferma che ognuno fa quello che gli pare, come da legge positiva civil law?”; mi guarda un po' paonazzo e sorride, non soddisfatta continuo “mi scusi se la interrompo di nuovo ma con i rom, zingari, gli apolidi, che non hanno i documenti come agite?”
Chiaramente non c'è stata risposta.
In questo preciso momento volontariamente con il braccio destro e l'indice sollevato indico verso l'alto, azione questa non molto gradita dal maresciallo tanto che mi ha tempestivamente ordinato di abbassare il braccio. L'ho ringraziato e chiesto scusa per il mio intervento.
Finito di compilare il documento il maresciallo chiama un collega per problemi alla stampante che si era bloccata. Risolto il problema abbastanza imbarazzato il maresciallo si alza mi rende il mio Universal Pass e mi chiede di firmare il documento da lui scritto.
Lo leggo, c'erano scritti i miei dati e che ero stata identificata, ma c'erano anche degli spazi bianchi (dove si poteva aggiungere altro?). Ho firmato come agente autorizzato prò Sè IAM - senza pregiudizio UCC-1-308 e da donna viva e libera, come riportato nell'Universal Pass.
Ho chiesto una copia ma non mi è stata data.
Ho ringraziato e dato il buon lavoro a tutti.
All'uscita della caserma ci siamo ritrovati tutti insieme ho visto il popolo del NOI È provato dalla eperienza ma sereno unanime compatto.
Nel frattempo dopo esserci abbracciati seguivamo in diretta quello che stava accadendo a Mantova nel momento dell'azione di sfratto di salvatore e maria grazia, uomo e donna vivi, abbiamo sentito tutti un colpo al cuore.
Fuori dalla caserma c'era una pattuglia posteggiata con due carabinieri, li ho chiamati e uno è arrivato, con le lacrime agli occhi piena di compassione perché stavo rivivendo quello che già avevo sperimentato, gli ho dato il cellulare dicendo guarda cosa state facendo contro il popolo per un ordine emesso da chi non ha mai fatto nulla per il popolo, se non i propri interessi.
Il carabiniere ha guardato la scena per un attimo, ha reclinato la testa all'indietro con una smorfia di disgusto e me lo ha riconsegnato.
Poco dopo tutti insieme siamo andati in questura per ritrovarci con gli altri fratelli e sorelle uomini e donne vivi e liberi in carne ossa e sangue che erano ancora trattenuti nella questura di Pescara.
Sono grata all’'UNIVERSO - ETERNA ESSENZA che mi ha sostenuta in questa esperienza, a tutti gli uomini e donne vivi del NOI E'IO SONO LA NAZIONE ONE PEOPLE - PUBLIC TRUST - OPPT 1776
eternal essence embodied in donna viva claudia cicchese